Il racconto dei volontari di Imbersago - I° Turno - Protezione Civile Imbersago

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Il racconto dei volontari di Imbersago - I° Turno

"Non credi ai tuoi occhi quando nel giro di poche ore
vedi crescere intorno a te un paese intero fatto di tende,
cucine, servizi igienici, ospedali da campo ......"

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Siamo partiti in fretta: una telefonata durante la riunione dell’associazione: “ Chiedono un mezzo e due volontari…. Si deve partire subito” Ci siamo guardati in faccia ed abbiamo deciso: un’ora dopo eravamo già sull’autostrada a manetta per raggiungere il resto della colonna mobile della regione Lombardia.
Quando siamo arrivati a Monticchio a pochi chilometri da L’Aquila in quello che sarebbe dovuto diventare il campo di raccolta degli sfollati già un centinaio di persone era in attesa di una sistemazione. E subito, nonostante la stanchezza del lungo viaggio, abbiamo cominciato a darci da fare: chi a montare le tende, chi la mensa, chi i servizi ……



Non credi ai tuoi occhi quando nel giro di poche ore vedi crescere intorno a te un paese intero fatto di tende, cucine, servizi igienici, ospedali da campo e tutto quanto serve per poter passare la notte.
Non sarà stato certo un hotel a 5 stelle (anche se qualcuno degli ospiti l’ha considerato tale, viste le condizioni nelle quali si trovava) ma già la prima sera più di 500 persone hanno avuto un pasto caldo ed una sistemazione minima per la notte: tenda, brandina, coperte.


La sera stessa del nostro arrivo abbiamo sentito una forte scossa accompagnata da un secco boato. Una scossa che poi abbiamo saputo essere 5,4 gradi scala Richter e che ha causato altri danni: E’ stata traumatizzante e pensare che eravamo all’aperto nel parcheggio di un cinema multisala, senza pericoli intorno. La scossa della notte precedente a detta degli sfollati era stata più forte e soprattutto molto più lunga: “..non finiva più… tutto si muoveva, tutto crollava: gli armadi, le porte, i cassetti, i lampadari, le finestre… di notte , senza luce ….. un incubo”. Le persone in coda per la cena erano ancora sotto choc continuavano a parlare del terremoto. Non tutti avevano la casa crollata o pericolante, ma nessuno pensava di rientrare nel breve periodo.
E le scosse sono continuate per tutto il periodo che siamo rimasti laggiù: la notte in branda si sentono di più, sembra di essere su un aereo quando ci sono le perturbazioni o i vuoti d’aria: ti sentivi sollevare e spostare. E’ impossibile non svegliarsi. Al mattino ci si scambiava l’un l’altro le impressioni. Durante il giorno se la scossa ti coglieva in macchina o ai bagni l’effetto era maggiore: era come subire un tamponamento. Più in alto si era e più si sentivano le scosse. Durante una funzione religiosa sotto la grande tenda polifunzionale abbiamo avuto una scossa: due persone si sono sentite male, una è fuggita di corsa. Il ricordo veniva rinfrescato ad ogni scossa.
Le notti sono fredde, il giorno è caldo, l’escursione termica giorno notte è elevata, per fortuna durante la nostra permanenza non ha piovuto.

 


Nei giorni successivi il campo è stato completato di tutte quelle strutture ed attrezzature necessarie (Pronto soccorso, farmacia, medico di base, scuola, chiesa, ufficio postale, area giochi bimbi, area anziani, bagni, docce, lavatrici, ecc..) per rendere più umano e vivibile il campo, visto che ci si dovrà passare qualche mese.
Ebbene si, di tutto questo i primi a restare meravigliati siamo stati proprio noi: spesso non immaginiamo neppure lontanamente delle potenzialità di cui disponiamo. Oltre alla tempestività degli interventi, ci ha colpito l’organizzazione e la competenza dei volontari. Abbiamo visto i mezzi ed il modo di operare degli altri gruppi ed abbiamo incamerato esperienza.



Come delegazione di Lecco e Brescia, nei giorni successivi abbiamo contribuito alla crescita ed all’organizzazione di un altro campo sorto spontaneamente grazie all’iniziativa di alcuni sfollati di Monticchio partiti con mezzi notevolmente inferiori; grande è stata la nostra soddisfazione nel vedere anche questo campo diventare operativo ed autonomo in breve tempo, grazie anche all’arrivo della colonna mobile partita da Bergamo. I volontari appena arrivati hanno immediatamente allestito cucina, bagni, fogne, impianti elettrici, ecc.

 

Nel frattempo hanno cominciato ad arrivare anche gli aiuti umanitari: camion carichi di viveri o vestiario cercavano dove scaricare. Inizialmente si è utilizzata una tenda, ma ben presto si è dovuto organizzare un magazzino esterno al campo. Le persone del campo invitate a passare per prendere ciò che necessitavano hanno dimostrato grande dignità e pudore: non avevano nulla, ma chiedevano solo lo stretto necessario. Anzi a volte era necessario che noi li stimolassimo a chiedere. Tanti i giocattoli, gli articoli per bambini: subito si sono allestiti spazi per i loro giochi. Alcuni volontari si sono adoperati per intrattenerli, per far disegnare i più piccoli e fare un minimo di attività per i più grandi.





Per i più anziani invece tanta disponibilità da parte di tutti per cercare di risolvere i loro problemi, per le persone più scioccate anche un team di psicologi. E si cercava di dare dei ritmi normali alla vita di tutti i giorni, non dimenticandosi delle funzioni e delle usanze della Settimana Santa, culminata con la festività della Pasqua celebrata nel modo più festoso possibile. Una mano ignota ha posto un cartello nello spiazzo davanti alle mense “Piazza della Speranza”.  



Abbiamo fatto un po’ di tutto. Non siamo specialisti, ma non c’era nulla e tutto era da fare, anche il nostro apporto è stato utile: abbiamo montato tende, organizzato i parcheggi dei mezzi di soccorso e delle vetture degli sfollati, con uno spazio delimitato per l’elisoccorso del 118, abbiamo regolato il traffico quando necessario, accolto le persone all’ingresso del campo, organizzato il magazzino e distribuito gli aiuti, abbiamo dato parole di conforto, abbiamo anche scherzato con gli ospiti dei due campi, per far riprendere loro il gusto della vita.
Ci siamo anche commossi: più di una volta abbiamo distolto lo sguardo dai nostri compagni con gli occhi rossi ed anche noi ci siamo appartati perché gli occhi diventavano lucidi, soprattutto quando queste persone ci ringraziavano.

 

Le ore ed i giorni passati in mezzo a queste persone sicuramente non le dimenticheremo, vivere il loro disagio, vedere la loro capacità di reazione, capire immediatamente ciò che è necessario e ciò che è superfluo, sentire la loro speranza, la loro voglia di riprendere una vita normale. Spesso nella vita quotidiana siamo chiusi nel nostro guscio e dimentichiamo valori importanti quali la solidarietà, l’aiuto, la comprensione, la voglia di fare insieme, la speranza. Utilissimo è stato il fare gruppo da parte di tutti i componenti della delegazione di Lecco: caratteri inizialmente differenti, ma giorno dopo giorno l’esperienza insieme ci ha resi più omogenei e compatti nel sentire, nell’agire.



E’ stato per noi un orgoglio appartenere alla Protezione Civile capace di intervenire così prontamente ed efficacemente ed sono state per noi motivo di soddisfazione le parole di gratitudine rivolteci dalle persone che abbiamo assistito. Ci siamo sentiti ripagati di della fatica fatta e stimolati a fare ancora di più.
Siamo però consapevoli di aver reso loro solo una piccolissima parte di quanto hanno perso e di quanto hanno diritto. Ora dobbiamo fare si che si possa uscire da questa situazione di emergenza il più presto possibile. La sistemazione nelle tende deve essere il più breve possibile. Dobbiamo mettere in atto tutte quelle iniziative che permettano una veloce ricostruzione.
Per questo abbiamo dato la nostra disponibilità per tornare in Abruzzo. Ma anche da qui non dobbiamo dimenticarci di loro e dobbiamo continuare la nostra opera di Protezione Civile che non è solo soccorso ed aiuto per uscire dall’emergenza, ma anche previsione e prevenzione.


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Spesso la vita ci riserva amare sorprese: ciò che nessuno vorrebbe a volte succede ed a farne le spese, come sempre, sono quelli che non hanno colpe. Dobbiamo individuare i fattori di rischio nel nostro territorio e mettere in atto le misure per prevenire o almeno attenuare le conseguenze di eventi calamitosi. Da noi non è il terremoto ma il rischio idrogeologico permane (ogni anno abbiamo diverse frane nel nostro territorio).
Questa volta non si è trattato di un’esercitazione ma di una vera tragedia vissuta sulla pelle della gente, sul dolore vero, sui morti veri, sugli sfollati che non erano delle comparse. Vivere in prima linea, al fianco di chi ha perso tutto, familiari compresi, ci ha fatto capire tante cose ma soprattutto riflettere sui veri valori della vita. Condividere un pezzo di pane ed una coperta, piangere di nascosto perché tu sei il loro unico punto di riferimento e devi dare loro la forza di continuare, scatena dentro di te una potenza incredibile e ti fa dimenticare che non tocchi il letto da 40 ore. Queste persone si aspettano tutto da te anche se non ti chiedono nulla…
…ed hanno diritto a tutto!



 
 
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